08 gennaio 2015

La morte della ragione

Carissime/i lettrici/ori del Bestiario,

innanzitutto vorrei augurarvi un felice 2015, almeno nel vostro ambito personale, visto che in generale non ha dimostrato le migliori intenzioni.
Mi sto ovviamente riferendo alla strage contro la libertà di espressione compiuta ieri a Parigi.

E proprio a ciò si lega il titolo di questo mio vaneggiamento: la morte della ragione.
E' una frase abbastanza forte, che alla lontana ricorda il celeberrimo "Il sonno della ragione genera mostri" di Francisco Goya, ma non ci sono altre parole per spiegare quello che è accaduto. E non parlo solo della barbara esecuzione di 12 persone (sperando che le cifre non aumentino) ma anche di tutto il corollario di reazioni seguite.

I fatti nudi e crudi sono questi: a fronte di vignette satiriche, sicuramente di dubbio gusto per alcuni, pubblicate su un giornale ovviamente satirico Charlie Hebdo tre uomini armati di AK47 hanno strappato le vite del direttore e di tre disegnatori e di numerose altre persone, tra cui poliziotti ligi al proprio dovere.
Questo non è un atto barbaro e nemmeno un atto animalesco. Persino i barbari proverebbero disgusto, per non parlare degli animali che mai si sognerebbero di uccidere dei loro simili per così poco.
Questo è un atto inumano, un crimine contro l'umanità, perpetrato da esseri evidentemente non senzienti spinti da un fanatismo assurdo ed insensato.

Ma, come per l'attentato del World Trade Center a New York, ciò che ha sconvolto di più il sensibile animo della Compiuta Donzella del 2000, che poi sarei io, è il subdolo coro di reazioni che si è levato in seguito. Ho letto commenti raccapriccianti del tipo "Non bisogna fare vignette del genere, altrimenti queste sono le conseguenze" oppure "Questa è tutta una macchinazione per spingere l'opinione pubblica a far ritirare il riconoscimento della Francia allo stato Palestinese".
Lo so, le vostre ragioni sono morte schiacciate dall'inutilità di una società che predilige l'apparire all'essere, il possedere al vivere, ma se solo vi sforzaste almeno in minima parte di prendere in considerazione la vostra parte umana, ovvero quello che volgarmente viene chiamato "cuore", forse in voi nascerebbe unicamente un sentimento di cordoglio.

Ogni anno la Compiuta Donzella del 2000, che poi sarei sempre io, rimane quindi sempre estremamente basita di fronte al rotolamento verso al nulla (nemmeno verso la x) che sta compiendo il genere umano. Dovremmo sentirci uniti per affrontare l'ignoto e conquistarlo, seguendo l'esempio degli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale (lo so, va di moda ultimamente, ma personalmente nella mia vita li ho sempre idolatrati, avendo seguito per anni i corsi di Ingegneria Aerospaziale), ed invece ci chiudiamo nel nostro piccolo tugurio di inutilità aspettando passivamente, nel migliore dei casi, il sopraggiungere di una morte la meno dolorosa possibile.
Mi piacerebbe affidare l'avvenire dell'umanità alle nuove generazioni, un futuro splendente di milioni di colori, ma siamo realisti: sono pochi i virgulti che si salvano dalla corruzione imperante dell'animo.

E allora fatemi rimanere qui, con la testa china, in raccoglimento per vite spezzate da raffiche di mitra, per il male dentro ai nostri cuori e per la morte della ragione.

30 maggio 2014

Dall'Alpi a Sicilia dovunque è Legnano

Cari lettrici/lettori del Bestiario!

Nelle fredde pianure italiche del passato, esattamente nel 1176, si è svolta una cruenta battaglia dove l'amore per la propria terra ha giocato un ruolo fondamentale. Si tratta della non tanto celebre quanto dovrebbe esserlo battaglia di Legnano.

Oggi Legnano è una ridente cittadina di circa 60.000 abitanti (fonte Wikipedia) in provincia di Milano ma confinante con la provincia di Varese. 838 anni fa era invece una landa intrisa del sangue dei propri figli e  di quello dell'invasore straniero. 
Protagonisti di questo scontro furono l'esercito imperiale di sua maestà Federico I detto il Barbarossa, imperatore del Sacro Romano Impero, e gli uomini della famigerata ma per altri motivi Lega Lombarda, ovvero una coalizione di comuni del nord della nostra penisola (per una lista precisa c'è sempre Wikipedia a dare una mano).

Simbolo di quella battaglia è sicuramente il Carroccio (quello vero), con sopra la croce di Ariberto d'Intimiano, attorno al quale combattevano disperatamente padri, figli, nonni in difesa delle proprie case e dei propri cari. Opposero una strenua difesa contro lo strapotere tattico e fisico di un esercito abituato a guerreggiare e conquistare, mentre loro, in numero esiguo perché in attesa dell'arrivo di rinforzi, erano decisi a perdere la vita per la propria patria.
Grazie alla loro resistenza il Carroccio, che era un simbolo molto forte della volontà di indipendenza dal Barbarossa, non cadde nelle mani dell'imperatore, il quale poi fece una magra figura all'arrivo dei rinforzi, che attaccarono il suo esercito ai fianchi costringendolo ad una brusca ritirata.
La leggenda vuole che fu il condottiero e capitano di ventura Alberto da Giussano, alla guida di un possente manipolo di cavalieri, a mettere in fuga le truppe tedesche.

Ma quegli uomini, stretti intorno al Carroccio, immersi nella nebbia, tenuti uniti unicamente dal suono della martinella (ovvero una campanella posta sopra al carro che veniva suonata continuamente per dare un riferimento), permettetemi di dirlo, sono l'orgoglio dell'Italia intera, perché hanno dato la vita per difendere la propria terra e per difenderci. Già, perché chissà cosa ne sarebbe stato dell'Italia intera se la storia avesse seguito un altro corso. Ed è per questo che Goffredo Mameli ha deciso di citare Legnano nell'inno di Italia, unica città insieme a Roma (ed il titolo è proprio una citazione).

Ancora oggi a Legnano c'è una statua rappresentante Alberto da Giussano, pronto a lanciare il segnale della carica. Quella figura è stata presa come simbolo del partito politico della Lega Nord ma con un grosso errore: la spada sguainata del condottiero è puntata verso Nord, verso l'invasore straniero, ed ha difeso tutta l'Italia. Insomma, dall'Alpi a Sicilia DOVUNQUE è Legnano.

Ma perché dopo mesi di silenzio vi scrivo tutto ciò? Perché questa domenica, a Legnano, ci sarà il Palio, rievocazione di quegli eventi. Il piatto forte sarà la sfilata storica, con centinaia di figuranti in abiti ed armi rigorosamente dell'epoca che sfideranno la calura di fine maggio perché orgogliosi della nostra storia. Mentre la giornata finirà con una corsa di cavalli nello stadio comunale: quest'ultima può essere anche evitata, visto che solo i legnanesi delle otto contrade in cui è divisa la città sono davvero interessati a chi vincerà e si aggiudicherà il Palio (con la croce di Ariberto d'Intimiano collocata per un anno della chiesa corrispondente).

Come avrete ormai capito, la battaglia di Legnano per la Compiuta Donzella del 2000, che poi sarei io, rappresenta davvero uno dei momenti più importanti della storia d'Italia ed ho per questo voluto condividerlo con voi.

Orsù, fate un salto a Legnano e fatemi sapere come è andata, visto che non potrò andarci!

23 febbraio 2014

Il festival dei fiori

...e della buona musica italiana.

Peccato che nell'edizione di questo anno di Sanremo si siano visti ben pochi fiori ed ancor meno canzoni italiane interessanti.
Ancora non è stato annunciato il vincitore (inizio a scrivere questo post alle 00.20), e forse (anzi quasi sicuramente) andrò a dormire prima della proclamazione.

Non so se l'avevo già detto agli/alle augusti/e lettori/trici di queste pagine virtuali, ma sono stata giurata a Sanremo nell'edizione presentata da Gianni Morandi e vinta da Emma con "Non è l'inferno". Un'esperienza molto stressante ma altrettanto estremamente interessante. Le canzoni presentate all'epoca però erano più consone ai miei gusti rispetto a quelle attuali.

Ma tagliamo corto, vista la stanchezza che pervade le mie membra dopo un intenso lavoro in casa, e partiamo con i pronostici!

I finalisti sono Gualazzi, Rubino ed Arisa.

Personalmente preferirei vedere vincere Rubino, seguito da Arisa e Gualazzi.

Probabilmente vincerà Arisa, seguita da Rubino e Gualazzi.

Vedremo!

18 febbraio 2014

Il mistero dell'amore

Graziosi/e lettori/rici del Bestiario,

meno di una settimana fa si sono conclusi i festeggiamenti annuali per una delle ricorrenze più consumistiche che il calendario conosca: sto parlando della cioccolatosa festa di San Valentino.
Eventi di questo tipo sono una manna dal cielo per i commercianti ed i ristoratori, che per questo caso particolare in una sola settimana riescono a risollevare il bilancio del mese di febbraio.

Ma che cosa è nella tradizione il 14 febbraio? Semplice, la festa degli innamorati.
Riporto per dovere di cronaca anche la scherzosa frase che andava per la maggiore ai miei tempi alle elementari: San Valentino è la festa di ogni cretino che crede di essere amato ed invece rimane fregato.
Questione di punti di vista.

Ma l'amore che cosa è? (come canta Luca Carboni in una sua famosa canzone)
Si può racchiudere in un cioccolatino, da somministrare una volta all'anno, o in un brillante, da esporre in particolari occasioni? Si può quantificare o valutare o soppesare? Mi piacerebbe rispondere con un no secco, ma la mia sarebbe una risposta troppo demagogica e semplicistica.

È un alito di vento che ti scalda il cuore, che ti avvolge, ti soffoca, ti fa morire e rinascere mille volte in un attimo.
È un bosco silenzioso ed ombroso, fresco e rigenerante, cupo ed opprimente.
È un caldo sole che nutre e fa crescere i germogli ed arroventa l'arida terra riarsa.
È un mare cristallino che culla e sorregge la tua vita o la trascina verso i suoi abissi.

L'amore ha mille forme, mille facce, mille coniugazioni, infinite gioie ed altrettanti dolori.
L'amore non è nulla ma è anche tutto, può essere salvifico ma anche mortale.
L'amore è chimica, è fisicità, è un effluvio di sensi, è puro incontro di anime.
L'amore è chiuso in un istante fuggevole, vive alla giornata, brucia all'infinito.

L'amore è positivo e negativo.
L'amore è cibo e veleno.
L'amore è acqua e fuoco.
L'amore è vita e morte.

Quando l'anno prossimo arriverà San Valentino, non pensate alla festa, pensate al vostro amore.
Già, perché l'amore in sè è un inconoscibile mistero, esiliato nell'Iperuranio.

23 ottobre 2013

Un sorriso vale più di mille guai

Appassionati lettrici/lettori del Bestiario,

recentemente la vostra Compiuta Donzella del 2000, che poi sarei io, si è dovuta recare nella grigia ed operosa Mediolanum (per gli amici Milano) ad affrontare un affatto complesso corso di programmazione (per chi lo volesse sapere HTML 5 e CSS 3).

Lo devo ammettere, Milano come città mi irrita parecchio perché rispecchia quella idea di sociale asocialità che aliena la persona. A Milano ci sono solo numeri in costante frenetico movimento, facce sconosciute, con una storia magari meravigliosa nascosta dietro ad una maschera di stanchezza. E la metropolitana è il palcoscenico ideale per questi anonimi attori: adagiati sui pochi sedili, con la testa reclinata all'indietro, o in piedi aggrappati ai sostegni, cercando di compensare con le ginocchia le accelerazioni del mezzo.
Sguardi scrutatori dei volti, persi nel vuoto, attenti alla lettura o semplicemente occhi serrati.

E dopo un interminabile viaggio in treno ed il passaggio in questo purgatorio su rotaie, la Compiuta Donzella del 2000, che poi sarei sempre io, doveva scendere alla fermata Lotto per raggiungere la sede del corso. E qui, ogni settimana, rimaneva stupita da ciò a cui assisteva. Una giovane ragazza, apparentemente una rom, era seduta intabarrata in una coperta sugli scalini vicino all'uscita di Piazzale Lotto. Ma al posto di ripetere la solita litania triste, solitamente accompagnata da un bambino in tenera età in condizioni pessime mostrato come incentivo all'elemosina, la ragazza era sorridente ed ogni centimetro del suo viso esprimeva felicità.

"Buongiorno signora! Buona giornata! Buongiorno signore! Buon lavoro! Buongiorno signora! Oggi è bellissima!"
Elargiva sorrisi, saluti e complimenti senza sosta e senza chiedere oboli: era lei stessa ad elemosinare un po' di umanità a quelle anime in pena. Alcuni rispondevano al saluto, altre abbozzavano un rapido discorso di cortesia, mentre altri semplicemente passavano via velocemente ignorandola, come se non esistesse.

Per giorni ho risposto timidamente ai suoi saluti ed ai suoi sorrisi, un po' spiazzata su come comportarmi perché l'alienante atmosfera milanese mi spingeva a considerare quella felice presenza umana quasi come un'anomalia del sistema. Infine, nell'ultimo giorno del corso, presi il coraggio a due mani e dopo aver estratto di nascosto un euro dal mio magro portafoglio puntai direttamente verso di lei e mi avvicinai con passo deciso.
Ancora una volta si voltò verso di me sfoderando un sorriso a 32 denti e, guardandomi dritta negli occhi, esplose con il suo solito dolcissimo "Buongiorno signora!". Decisa, continuai a camminare in rotta di avvicinamento, rispondendo al saluto e sollevando la mano che stringeva la moneta.
Capita la situazione, la ragazza prese rapidamente un bicchiere di cartone di McDonald's, nascosto dietro la schiena, e mentre miravo l'imboccatura del povero raccoglitore le mie orecchie percepirono una quantità immensa di ringraziamenti dal profondo del suo cuore ed un "Che Dio ti benedica signora! Che davvero ti benedica!".

Ma diciamocelo, Dio dovrebbe benedire lei perché ogni volta che uscivo da quella fermata sul mio viso si poteva scorgere un sorriso, un sorriso semplicemente regalato da una ragazza che in confronto a me ha meno di niente.

29 settembre 2013

Un titolo non saprei

Carissimi lettori/rici del Bestiario,

mentre mi sto godendo un'esilarante puntata speciale di Mistero (in altro modo non potrei definirla), tiro un po' il fiato dalle fatiche quotidiane e mi manifesto in queste lande virtuali.

Ultimamente sono veramente presa da mille impegni, sempre in corsa per portare in tavola la pagnotta e far fronte al debito trentennale che ormai ho sul gobbone. Per il resto non ho un granché da narrare. Stendiamo un velo pietoso sulla situazione corrente dell'Italia (ho perso ogni speranza di vedere un minimo di maturità in Parlamento), sui magheggi in campo internazionale (siamo troppo piccoli per fare qualsiasi cosa) e sulla mia pianta di peperoncino (che accudisco come se fosse mia figlia, anche se viene spesso attaccata dagli afidi maledettissimi).

Si lavora ogni giorno, si mangia ogni giorno (per fortuna), si pulisce casa ogni giorno e si dorme ogni giorno.
Ma inaspettatamente ho appena visto una cretinissima pubblicità a doppio senso dei Fonzies (che dopo il "Se non ti lecchi le dita godi solo a metà" è caduta ancora più in basso). Dove andremo mai a finire...

Ah, sto anche scrivendo un breve romanzo di cui ancora non so la trama completa ma mi lascio ispirare da sogni a puntate (di notte mi son sempre venute le idee migliori).

Ora vi lascio perché mi intrippa la storia di Natuzza Evolo: vi farò sapere in futuro opinioni in merito!

11 marzo 2013

Una festa che non dovrebbe esserci

Care/i amiche/i del Bestiario,

venerdì scorso le piante di mimosa sono state per l'ennesima volta potate in onore del business legato ad una festa che, come recita il titolo, non dovrebbe esserci: la festa della donna.
Badate bene, non sono in disaccordo sul fatto che ci sia ma mi urta profondamente che ancora nel 2013 ce ne sia ancora bisogno.

Le ragioni storiche sul perché è stato individuato proprio l'8 marzo poco mi importano: quel che è davvero fondamentale ricordare è che si deve forzatamente dedicare un giorno ben preciso alla figura della donna per ricordare al mondo la sua importanza. Perché, diciamocelo fuori dai denti, molti uomini ormai si sono "abituati" all'idea della parità civile dei sessi, ma tanti altri sono arroccati su squallide posizioni maschilistiche degne di patriarcati obsoleti e reazionari. E la rabbia nel vedere la violenza che operano per rivendicare una superiorità ontologica sulla donna spesso mi causa un'acidità di stomaco notevole.

E quando madri, compagne, sorelle, amiche o semplicemente donne vengono barbaramente vessate, fisicamente e psicologicamente, molto spesso fino alla morte, c'è un atavico senso di giustizia che per un istante mi fa chiedere a gran voce l'applicazione dell'altrettanto vetusta legge del taglione.
Ma "occhio per occhio, dente per dente" non si può applicare, perché chi riesce a mantenere la calma di fronte alla crudeltà afferma giustamente che non si può rispondere alla violenza con la violenza.
Però chissà come se la caverebbero gli uomini in un mondo ipotetico ed utopico in cui i ruoli fossero diametralmente invertiti. Fa quasi sorridere pensare di vedere in un paese profondamente islamico un uomo celato da un burqa, oppure una famiglia dove è la moglie a "portare i pantaloni" e tratta con sufficienza il marito, che rimane un semplice collaboratore domestico.
Quest'ultimo caso ovviamente lo si può già trovare in talune società, ma immaginarlo su larga scala, a livello planetario, è al momento destabilizzante.

Forse magari si eviterebbero commenti inutili e squallidi sulla notizia circa l'omicidio di una donna da parte della sua compagna nel bresciano: sulle pagine virtuali di un quotidiano nazionale, alcuni utenti, probabilmente esseri non pienamente pensanti, si interrogavano ironicamente se in questo caso si può parlare di femminicidio o meno. Ironicamente perché per loro il femminicidio, in quanto atto di violenza estrema specificamente operata su donne, non ha senso di esistere nella sua distinzione da omicidio.
Purtroppo però per loro, che evidentemente guardano il mondo attraverso cortine fumogene, questa deviazione sociale esiste e miete troppe vittime ogni anno e non si può strumentalizzare un caso isolato di omicidio passionale in una coppia omosessuale per fare i superfighi.
Non avete la minima idea di quanto profondamente mi irritino questi intellettualoidi.

Ma non voglio dilungarmi troppo in questioni così delicate: il Bestiario vuole essere uno spazio libero ed in maggioranza frivolo, un piccolo angolo virtuale in cui indugiare durante una pausa della vita reale.
Ecco quindi che giungo con un balzo alla conclusione finale tornando all'inizio! 
La festa della donna non dovrebbe esistere perché ad ogni donna dovrebbe essere garantito il rispetto che merita, pari a quello degli altri uomini. Ma dato che ancor oggi non è così e che alle donne viene assegnato spesso un ruolo di comparse e non di coprotagoniste, l'8 marzo è tristemente necessario per il suo valore simbolico (ma non come evento commerciale).