30 marzo 2007

E fatevi una risata!

Ci sono giorni in cui, per varie vicissitudini, il solo respirare tende ad essere un peso insopportabile ed in cui si cerca in ogni modo di trovare una luce gioiosa in mezzo ad una coltre oscura. Nonostante la ilare demenza che caratterizza questo blog, anche la Compiuta Donzella del 2000 (che poi sarei io) inciampa in questi sgambetti sulla via della vita: fortunatamente è circondata da persone meravigliose che evitano di farla capitombolare (e tra queste ovviamente in pole position c'è la Guaritrice).

Per chi invece non ha nessuno che voglia regalargli un sorriso, oggi proporrò un video comico, ironico ed anche molto demente, perfettamente nel mio stile.
E diciamo pure che forse è un video prettamente da Bestiario, data la folta presenza di animali e di bestialate. E' fatto molto bene, con una computer grafica curata ed una sceneggiatura divertente: il Bestiario sceglie solo il meglio del peggio!

Ed al di là delle scene dementi, ha in sè una morale verissima: nel 99% dei casi, tutti gli sforzi che fai per ottenere qualcosa verranno sfruttati da qualcun altro. Ecco perché bisognerebbe prima pensare a metodi per impedire interferenze: campi minati, contra-aerei, recinzione elettrificata, cecchini...







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26 marzo 2007

Conquest of Firenze

Uelà amici vicini e lontani!

La maggior parte di voi si starà chiedendo: ma questa demente tonante della Compiuta Donzella del 2000 (che poi sarei io) non doveva andare a Firenze?

Certo che sì! Ed infatti ci sono andata! Ovviamente conquistandola! ^__^ V

La "hulla del Rinascimento" è davvero una città fantastica e se si è un pochino sgamati si riesce anche a non spendere un patrimonio. Le premesse erano state caratterizzate da uno sgambetto della Sfiga, che bellamente mi aveva appioppato una meravigliosa sindrome influenzale pochi giorni prima della partenza.
Ma con costanza e molta forza di volontà, sono riuscita a rimettermi in un forma all'85% prima della partenza.

Il viaggio di andata, fatto su un Intercity Plus decrepito fuori ma decente all'interno, è stato tutto sommato accettabile: l'unico inconveniente è stato il trovarsi circondata da un trio di tedeschi sulla sessantina d'anni, caratterizzati da un puzzo di fogne di Calcutta devastante, che all'incirca alle 11 del mattino hanno tirato fuori bicchierini e fiaschetta di vino ed hanno cominciato ad avvinazzarsi allegramente. Per l'amor del Cielo, sono rimasti sulle loro, ma il tizio che si era seduto da parte a me poteva almeno evitare di russare peggio di una locomotiva a vapore per l'ultimo tratto del viaggio.

Comunque! L'arrivo a Firenze è stato benedetto da un piacevole clima primaverile (quello che attualmente ha deciso di prendersi una bella vacanza gettandoci ancora nel freddo e nel gelo): l'ora e mezza di attesa per l'arrivo della guaritrice è passato via tranquillamente in serenità. Ovviamente la Sfiga non voleva lasciarci alla nostra gita senza farci un ultimo regalo sfigoso: il treno della mia compagna di avventure è quindi arrivato con circa 35 minuti di ritardo (mentre il mio era arrivato perfettamente in orario se non in anticipo).

Vi racconto quindi in un mini riassunto lo scorrere delle piacevolissime ore trascorse nella città ove riposano Galilei, Alfieri, Michelangelo ed il Machiavellico Machiavelli, mentre mi sollazzo ascoltando il Chiaro di Luna di Debussy.
Tre giorni scarsi sono veramente pochi per vivere fino in fondo quell'infinito coacervo di storia ed arte che pervade il suolo fiorentino. Ad ogni angolo si poteva percepire il ricordo di un tempo che fu, di un'epoca di splendore culturale dove si viveva la vita nella sua completezza, senza lasciarsi travolgere da essa e dove si sferzavano le menti per raggiungere la scintilla creativa.

Il mio sparuto gruppo di conquista è comunque riuscito ad espugnare le roccaforti cardine della città: abbiamo travolto con indomito coraggio la Galleria dell'Accademia, ove ci siamo confrontati con il gigantesco e iperrealistico David di quel gran genio scellerato di Michelangelo; abbiamo messo a ferro e fuoco l'immenso dungeon degli Uffizi, anche se per un secondo abbiamo perso il nostro spirito combattivo di fronte all'immensità artistica dell'Allegoria della Primavera e della Nascita di Venere del Botticelli; abbiamo occupato con forza quella mutazione genetico-architettonica del Ponte Vecchio, svaligiando con gli occhi le oreficerie che brulicavano ai lati della strada (fisicamente sarebbe stato impossibile visto l'improbabile rapporto tra le nostre tasche ed i prezzi dei preziosi); abbiamo spazzato la resistenza in Piazza della Signoria e in Piazza Duomo, saccheggiando (stavolta fisicamente) la rinomata Pasticceria Scudieri, con le sue fantasmagoriche paste; e abbiamo definitivamente decretato la capitolazione dell'ex capitale d'Italia dominandola dall'alto di Piazzale Michelangiolo, grazie soprattutto all'indispensabile aiuto della cavalleria di Zio Gegè.

E non crediate che tutto ciò sia stato impresa facile!
Sbarravano infatti il nostro cammino le più feroci ed aggressive creature alle quali la malata mente umana potesse dare vita: orde di giapponesi si spostavano in ranghi compatti, trasudanti di delirio di onnipotenza e legati quasi spasmodicamente da uno stretto cordone ombelicale alla sventurata guida turistica che aveva il compito di dirigerli ed acculturarli. Soprattutto all'interno degli Uffizi i vostri eroi preferiti (altro che gli X-Men!) dovevano stare bene attenti a non essere investiti da diversi camion umani targati Nippon, i quali, dopo scatti da centometristi, rimanevano 10 secondi esatti ad osservare un dipinto per poi passare al successivo sgommando allegramente. Il tutto perché si devono visitare tutte le maggiori città italiane (Firenze, Roma, Bologna, Venezia, Milano, Napoli, ecc. ecc.) in 5 giorni esatti, prima di rientrare nella orientalissima terra del Sol Levante. Nel complesso, nelle zone a maggior afflusso turistico, ci sembrava di essere a Shinjuku (per chi non lo sapesse a Tokyo) nell'ora di punta.

Come una vera armata Brancaleone, abbiamo zampettato per chilometri e chilometri, con i piedi gonfi come due zampogne ed una carogna da duecento chili sulle spalle, ovvero la stanchezza derivante dalle interminabili code per entrare nei musei. Se poi aggiungiamo il fatto che la sottoscritta, dannatamente avara, si è rifiutata categoricamente di prendere un qualsivoglia bus, scatenando le ire della guaritrice, potete ben immaginare i dolori muscolari che ci attanagliavano le gambe ad ogni risveglio.

Ma cosa ci permetteva di ricaricarci in tutto questo gira e rigira? Il cibo!
Grazie ad un minuzioso briefing dei locali a buon mercato presenti entro le mura della città, in posizioni strategiche, siamo riusciti a mangiare come dei camionisti a prezzi irrisori.
E non ci siamo neanche fatti mancare una gustosissima fiorentina (a media cottura) ed un piatto di salsicce rosolate nel vino del Chianti, le foto dei quali piatti troverete in coda al post. E queste meravigliose leccornie sono state fornite dalla taverna Mammamia, dislocata in un angolo nascosto di Piazza Mercato Nuovo: davvero un posto che il mio stomaco è solito ricordare con piacevoli sensazioni.

Il tempo meteorologico è stato con noi veramente clemente: giorni di splendido sole, non troppo caldi e non troppo freddi, anche se di notte la colonnina di mercurio tendeva a calare più del previsto. Ma nessun problema, visto che l'economico ma perfetto hotel, in cui avevamo posto la nostra base operativa, aveva fornito il nostro lettino con un caldissimo piumone da assalto. Solo il giorno della partenza la città ha voluto dimostrarci tutto il suo dolore con un diluvio di proporzioni bibliche, che ha sferzato con vento devastante e pioggia a catinelle l'intera zona fiorentina.

Insomma, non posso che ricordare con vera gioia e felicità i giorni trascorsi nella città natale di Dante (dalla quale però è stato poi cacciato a calci), con tutti i momenti piacevoli e divertenti che hanno caratterizzato l'evolversi della conquista. Molto probabilmente in futuro ci ritornerò, sicuramente con il preparatissimo gruppo d'assalto, gustando con più calma il clima di serena vita che ivi si respira (insieme al puzzo di bisognini di cani & gatti nei vicoletti meno frequentati). Per adesso serberò nel mio cuore i meravigliosi ricordi che hanno segnato la mia permanenza!

Ora si cerca la prossima tappa del tour di conquista dell'Italia: arrendetevi adesso o raderemo al suolo la vostra città! BWABWABWABWA! (risata in stile Monkey Island)






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25 marzo 2007

Snappy, il piccolo coccodrillo

Buona sera a tutti, o voi fulminati/e mentali che vi soffermate sulle pagine del Bestiario!

Dato che ultimamente gli argomenti erano un po' troppo seriosi e mal si amalgamavano con la fantasmagorica grafica di questo dementissimo blog, sono lieta ed orgogliona di proporvi la hit del momento!

Avrebbe dovuto vincere lo scorso Festival di Sanremo, ma è stata scartata, pensando che fosse più politicamente corretta una canzone che descriveva la condizione dei "pazzi" che una canzone per i "matti". Ed ecco infatti che sul post di questa fredda sera di primavera (ammazza, 5°C e piove di brutto) compare per la prima volta un essere che sarà l'idolo indiscusso del popolo internettiano: lui è Snappy, il piccolo coccodrillo!

Il testo è impegnatissimo e tratta della vita sociale del piccolo coccodrillo Snappy, nato nel Nilo, il fiume egiziano palcoscenico di mille leggende: gli piace mordicchiare e mordicchiare e mordicchiare e mordicchiare.
Dovrete stare bene attenti a ciò che dice l'ormai ottantenne cantante che esegue questo pezzo fantasmagorico, visto che ogni tanto gli scappa la dentiera.

Vi auguro una buona serata, lasciandovi alle note di questa gioiosa melodia (attenti perché provoca assuefazione :P )






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22 marzo 2007

I'd Do Anything For Love...

Ora mettetevi comodi perché state per assistere al video di una canzone che è un trionfo di musica e poesia...

Non voglio darvi troppe informazioni: sappiate solo che ne rimanevo incantata quando da piccola la trasmettevano su MTV. Ed ancora oggi sono rapita da emozione pura quando la ascolto.
Gustatevela fino all'ultima nota, anche se dura quasi 8 minuti.

Lui è Meat Loaf (quando ancora era giovane) ed il video in questione è di I'd Do Anything For Love (But I Won't Do That)

Dedicata ad una persona speciale. Puh!






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21 marzo 2007

La ragione, l'ambizione, il lavoro e la morte

Buona sera a tutti miei piccoli Puffi, (oggi mi sento tanto Grande Puffo)

questa volta vi propinerò un post diverso dal solito, dove abbandonerò quasi del tutto ogni velleità comica e molto probabilmente mi attirerò le ire e gli insulti di alcune persone.
Ma non me ne frega poi tanto, dato che sento pressante il bisogno di esprimere ciò che penso in merito alla notizia più in voga di questo momento: il rapimento e la successiva liberazione del giornalista Mastrogiacomo.

Già ero rimasta sbigottita per il rapimento di Giuliana Sgrena in Iraq e la successiva evoluzione dell'episodio che noi tutti conosciamo, ma in questo ultimo caso il mio occhio critico non può che distorcersi in uno sguardo di schifo e disappunto per ciò che è successo.

Cercate di seguire il mio ragionamento, dalle premesse alle conclusioni, e alla fine esprimete liberamente qualsiasi cosa vi passi per la testa: se è qualcosa di non troppo offensivo o volgare, non sarà oggetto di censura (fino a questo momento non ho mai censurato nulla se non lo spam).

Ordunque, passo rapidamente ad illustrarvi il percorso mentale eseguito dal mio cervellino!
Sappiamo tutti che l'Afghanistan è un posto notevolmente pericoloso: è sull'orlo di una guerra civile, dove gli attentati sono all'ordine del giorno e le zone non pattugliate dalla polizia o dagli eserciti ivi presenti sono come minimo da evitare.
I Talebani, responsabili di gran parte degli atti terroristici nel paese, erano e sono tuttora famosi per la loro ferocia e per alcune sciagurate iniziative prese nel passato: da ricordarsi la demolizione con colpi di bazooka delle prime ed enormi statue del Buddha (patrimonio dell'umanità) e le lapidazioni pubbliche delle donne che osavano andare dal parrucchiere.
Ma non mi dilungo nel delineare il loro ritratto, visto che in Internet potete trovare molteplici fonti di informazioni che sicuramente sono molto più affidabili della sottoscritta.

Ad aggravare la situazione, negli ultimi tempi era stata segnalata una forte ripresa dell'attività dei Talebani, riorganizzatisi e molto più decisi a riconquistare il potere strappato loro dall'invasione della coalizione guidata dagli USA. Quindi livello molto alto di pericolo, evidenziato dall'allerta delle forze italiane presenti sul territorio, timorose di attentati nei loro confronti.

Ora, mi spiegate che cosa ha spinto un giornalista italiano ad addentrarsi in zone remote dell'Afghanistan, brulicanti di terroristi, senza alcun tipo di protezione?
E' stato detto che Mastrogiacomo stava proprio cercando i capi dei Talebani per intervistarli.

Informazioni preliminari:
- ai Talebani stanno dando la caccia da mesi, per stanarli e catturarli, vivi o morti
- sempre i Talebani a quanto pare stanno preparando attentati contro i soldati italiani perché vogliono il ritiro del contingente
- Mastrogiacomo è italiano
- i Talebani hanno dimostrato di essere particolarmente violenti, brutali e molto ma molto vogliosi di riavere il potere perduto

Perché, ma soprattutto PERCHE' rischiare la propria vita, quella dei propri accompagnatori e di fornire un'arma di ricatto a dei terroristi in modo da mettere in crisi il governo italiano in un momento così difficile per l'Italia, per realizzare un'intervista che chiaramente ha lo 0,000000001% di essere rilasciata ad un giornalista straniero?
Non mi si venga a dire che è partito all'arrembaggio perché si sente in dovere come giornalista di ascoltare tutte le campane ed offrire un'informazione corretta. Lo scoop, la notorietà ed i soldi derivanti dall'intervista? L'ambizione di essere riuscito a fare quello che gli altri non hanno fatto? Tutto ciò vale la propria vita e tutte le possibili implicazioni in un caso simile?
Io dico di no, Mastrogiacomo ha detto sì.

Conseguenze di questo gesto particolarmente irrazionale e incurante di ogni logica?
E' morto un uomo, Sayed Agha, prima soffocato con una sciarpa, poi gli hanno tagliato la gola ed infine lo hanno sgozzato e decapitato, come un animale: è stato costretto a lasciare un bambino e una moglie che, incinta, alla notizia si è sentita male ed ha perso un'altra piccola vita.
Sono stati liberati 5 capi dei Talebani: costoro si sono già detti pronti alla lotta ed esaltati di poter riprendere il loro posto di guida della guerriglia. Le loro azioni porteranno altri morti sia tra i soldati, tra cui anche i nostri poveracci inviati per mantenere l'ordine ma che probabilmente si ritroveranno in un orrido teatro di guerra, che tra la popolazione civile: vecchi, donne, bambini compresi.
Il precedente è stato creato. Rapire giornalisti, anche in zone prima sicure, diventerà una nuova "moda" tra i Talebani: in tal modo l'Afghanistan per gli addetti all'informazione sarà ancora più pericoloso di prima.

Vi riporto alcune dichiarazioni rilasciate da Mastrogiacomo e presenti in questo articolo de Il Sole 24 Ore:
"Se c'era una coperta, la davano a me", "se c'era una pagnotta da dividere, la dividevano con me"
Poverini, si sono comportati da gentiluomini, non gli hanno fatto mancare niente. Anche nelle ristrettezze, si sono adoperati per far star bene il loro ostaggio: che brave persone.

Mastrogiacomo ora è felice di essere tornato a casa: rilascia interviste a destra e a manca, racconta nei minimi particolari quello che è successo, ha potuto riabbracciare i suoi cari. I suoi familiari, il dolore dei quali probabilmente non ha preso in considerazione quando ha deciso di imbarcarsi nella sua impresa da armata Brancaleone.
Ma ha fatto la sua scelta: se le conseguenze di questo suo gesto fossero ricadute unicamente sul suo capoccione, non mi sarei indignata. Purtroppo non è stato così.

Perché non guarda negli occhi il bambino afghano che non potrà più riabbracciare suo padre e gli dice "Sai, tuo padre è morto perché mi ha accompagnato in un luogo pericolosissimo per intervistare coloro che non volevano essere intervistati ed ha fatto una morte orrenda, ucciso come un animale"?
Ho come l'impressione che quell'autista abbia deciso di portare Mastrogiacomo per fame e per soldi: per dare da mangiare la sua famiglia e per dar loro un futuro. Adesso le sue speranze non hanno più senso, sono svanite con lui.
E tutto ciò mi intristisce e mi fa rabbia vedere quest'uomo contento come una Pasqua quando le sue volontà hanno gettato nella disperazione altri. Per ora ha almeno una morte sulla sua coscienza e spero davvero che i terroristi liberati non appesantiscano il suo fardello.

E vi confesso che non ho gioito nel vederlo scendere dall'aereo, mentre festeggiava come Rocky Balboa in cima alle scale dopo l'allenamento.

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12 marzo 2007

La Fortuna è cieca ma la Sfiga ci vede benissimo

Il titolo di questo post, citazione da un grande filosofo dei nostri tempi (ovvero Lupo Alberto), è di una chiarezza devastante e porta in sé una delle verità più importanti dell'intera vita.

Ecco quindi che la famigerata Compiuta Donzella del 2000 (che poi sarei io) cercherà di scrivere un trattato esaustivo, corredato da esempi significativi, su questo tema. Insomma, sto per fare un'operazione equivalente alla scoperta dell'acqua calda, ma lasciatemi fare dal momento che ho qualche lineetta di febbre e probabilmente sono in vena di deliri.

E proprio da questa constatazione prende le mosse il mio discorso.
Sicuramente vi sarà capitato di organizzare per tempo un viaggio. Cominciate per prima cosa a cercare una destinazione che vi confà. Se volete visitare una ridente città italiana, prendete la mappa stradale dell'Italia, che deve necessariamente essere presente in ogni automobile onde evitare di rimanere senza carta nel momento del bisogno (o meglio dei bisognini), oppure vi recate in uno dei tanti siti presenti in rete dedicati a questo scopo ed iniziate a scegliere la vostra meta.
Dopo una rapida analisi dei nomi che saltano al vostro occhio, producendovi in una classica conta in stile figurine (ce l'ho, non ce l'ho), riuscite ad individuare la città vittima della vostra prossima scorribanda. Arrivati a questo punto, vi confrontate con i vostri compagni di sventura per trovare un periodo in cui non sono massacrati dal lavoro, soppressi dall'università o, nella migliore delle ipotesi, torturati da una fantomatica setta che si fa chiamare Neo Inquisizione.
Individuati i giorni adatti al saccheggio, vi spetta l'arduo compito di selezionare un umile giaciglio che offra il minimo delle comodità, quali un frigo bar, una jacuzzi, aria condizionata, pareti rivestite di velluto, lenzuola di seta, televisore 40 pollici a schermo piatto in camera, fontana con angioletti in marmo in bagno e per finire un water con il copri-tazza in oro massiccio.
E così, dopo aver ridimensionato le vostre aspettative, giunge il momento di pianificare il viaggio di andata e ritorno, cercando un modo sicuro per evitare gli agenti dello spionaggio che vi vogliono eliminare, per non farvi fare danni all'andata e per farvela pagare al ritorno.

Ora vi evidenzierò gli scogli sommersi, in cui ci si può incagliare durante la navigazione per la progettazione del viaggio, parlandovi della mia esperienza, fresca fresca di sfiga.

La metà del mio peregrinare è, per questa volta, la meravigliosa (di fama, visto che non ci sono ancora stata) città di Firenze. La scelta è stata frutto di una difficoltosa tavola rotonda, dove sono state prese in considerazione la posizione della città, le vie di comunicazione per raggiungerla, le bellezze artistiche, ma soprattutto la morfologia del territorio e le difese strategiche da scardinare per conquistarla.
Trovata la destinazione, la prima peripezia da affrontare è stata l'individuazione della libertà da impegni di tutti i partecipanti alla battaglia. E' dannatamente difficile trovare un periodo che possa tenere conto di tutte le oppressioni, più o meno malvagie, che gravano sulle spalle delle persone. Ma, con enorme fortuna, questa volta è andato tutto bene: i giorni ci sono e le previsioni danno anche un tempo meraviglioso. Inizio a nutrire qualche sospetto.
Il secondo crepaccio da oltrepassare è l'albergo. Non deve essere lussuoso ma nemmeno una topaia, in una buona posizione sia per raggiungerlo con i mezzi sia per usarlo come base per la conquista della città ma soprattutto...terribilmente economico. Ora, questa è un'impresa sicuramente ardua in circostanze normali ma lo è ancor di più se si pensa che la città in questione è Firenze...ma inaspettatamente l'albergo è stato trovato, molto carino, in posizione splendida e molto economico. E qui la puzza di bruciato si fa più intensa.
La terza spada di Damocle sul capoccione è l'organizzazione del viaggio: ore non impossibili, costo abbordabile e punto di arrivo ad una distanza percorribile a piedi dall'albergo. Difficile? Parecchio, ma alla fine anche questo è stato perfettamente deciso. Il senso di inquietudine aumenta a dismisura.

Il viaggio apparentemente perfetto è stato organizzato.
Se non fosse appunto che la Fortuna è cieca ma la Sfiga ci vede benissimo.
A poche ore della partenza mi ritrovo dolorante per un mal di gola devastante, con la febbre e l'impossibilità di prendere il magico antibiotico, visto che questa versione di patologia si può curare solo con anti-infiammatorio e con uno sciroppo che, udite udite, è stato finito dalla farmacia qualche minuto prima (e quindi la cura la inizio domani). Ovvero? Influenza. Altamente infettante, visto che l'ho presa da una persona che mi è stata a 5 metri di distanza ed ha respirato molto lontano da me (altrimenti sarebbe stata fulminata) per meno di un'ora. Due giorni di incubazione per farmi star male a ridosso della partenza e tanti saluti alla Fortuna che, ciecata com'è, probabilmente mi aveva prima elargito buoni eventi perché doveva darli a qualcun altro ma non ha visto bene e li ha dati a me. Meno male (eh, come no) che la Sfiga ci vede benissimo e, ricordandosi che anche questo anno sono in lizza per il premio "La Più Sfigata dell'Universo", ha voluto aggiustare la situazione atterrandomi con un colpo basso.

Se vedete la signora Sfiga in giro, spaccatele una gamba per conto mio.
Mannaggia alla pupattola, quanto la odio. -___-



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11 marzo 2007

La nascita dei panda

Avete mai sentito parlare di Joost?

E' possibile di no, visto che è un nuovo sistema, attualmente in beta testing, che in pratica vuol offrire ai provetti navigatori di Internet una specie di televisione on demand.
La Compiuta Donzella del 2000 (che poi sarei io) è entrata quasi subitaneamente nella schiera dei beta tester che stanno attualmente verificando la funzionalità e l'effettivo valore di questo programma.
Impressioni fino a questo momento? Figherrimo! Mi sono vista nientepopòdimenoche la prima puntata di Slayers (con doppiaggio inglese un po' tanto schifoso), un documentario sugli squali dormienti giganti delle acque dell'Africa orientale e...parte della prima puntata di un mitico documentario chiamato Panda Nursery!!!
E quest'ultimo è davvero un qualcosa di meraviglioso! Sono rimasta sbigottita ed impressionata dalle immagini che scorrevano fluide ed in definizione eccellente sul mio monitor (evviva Fastweb :P ).
Ed ora un breve riassunto su quanto ho visto e sentito (può sembrare incredibile ma ho capito perfettamente quello che diceva lo speaker in inglese).

Nella grande Cina c'è un'enorme riserva naturale dedicata alla conservazione di una delle specie più a rischio nel nostro pianeta, ovvero i panda. Da quanto ho sentito, attualmente sono in vita all'incirca mille esemplari, minacciati comunque dall'imbecillità degli esseri umani. Al centro di questa riserva vi è un complesso, piccolo ma efficiente, dedicato alla cura dei panda. I veterinari e ricercatori presenti in questo luogo si impegnano ogni giorno nel fornire assistenza medica sia ai panda selvaggi che a quelli nati in cattività. Ed in questo luogo ameno (anche se dall'aspetto un po' vecchiotto) è successo un piccolo miracolo: all'improvviso sullo schermo compare una pelosissima pandona in mezzo alla paglia, in un locale piuttosto ampio, che si rotola per terra.
Questa è l'eroina e protagonista del documentario. Non chiedetemi come si chiamava: la mia memoria fa notoriamente schifo e per me è impossibile ricordarmi un nome cinese sentito al massimo per due volte!
Comunque! La pandona, nata libera 11 anni fa, si stava rotolando per un motivo semplicissimo: dopo tre mesi di gravidanza, era in pieno travaglio, pronta a sfornare il suo piccolo pandino. Dopo due ore di rotolamenti, all'improvviso l'orsacchiottona bianca e nera si ferma, si mette seduta, inizia a leccarsi la panza e subito le parte un fiotto di liquido: si sono rotte le acque!
Dopo pochissimi altri rotolamenti ecco quindi che cade qualcosa dal suo retrotreno: il pandino!!!
Piccolissimo, tutto rosa, sembra più che altro un topo e si lamenta come un bimbo: la neo-mamma subito accorre nelle sue vicinanze e lo raccoglie tra le sue fauci (ammazza che denti!) e se lo piazza sopra al panzone peloso.
Dopo un paio di leccate al nascituro, entra un uomo nella stanza.
Costui si ferma un attimo...poi si avvicina alla pelosona con prole...e con gesto naturalissimo le scippa il figlio senza che la madre faccia niente!

Non posso che confessarvi che a questa visione mi è caduta la mascella. Dovete sapere che quando ero più giovane la gatta di mia zia era solita sfornare una quantità sovrafelina di micini (sì, era un po' una gatta dai facili costumi). Io, da brava bambina senza criterio, ero affascinata dai cucciolotti, ma non appena allungavo la manina...la gatta me la squartava senza pietà.
Qui invece ho visto un'orsa che se n'è bellamente fregata. Ma vabbé, esistono i caratteri anche tra gli animali!

Comunque il piccoletto è stato portato nella nursery del centro (da qui il titolo della serie) per essere accudito nel post parto.
Ma l'altra sorpresona è stato lo sfornamento, dopo diverse ore, di un gemello: due bei pandini senza pelo, senza orecchie, con gli occhi chiusi ed un codino da topo!
Secondo il veterinario, che si occupa di panda da 10 anni, per farli sopravvivere entrambi (la madre sceglie un solo piccolo da allevare), i cuccioli devono fare i turni con la madre: ovvero due giorni in nursery e due giorni con la genitrice. In questo modo hanno molte più probabilità di sopravvivere. E proprio per i rischi che corrono i piccoli, i veterinari si rifiutano di dare loro un nome se non dopo il sesto mese.

Però adesso basta! Vi ho spoilerato fin troppo!
Se dovessi vedere altre puntate del serial, vi farò sapere!

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09 marzo 2007

Se mi lasci non vale...ma fammi il piacere!

Buon pomeriggio a tutti soavi lettori e lettrici del Bestiario!

E' da un po' di tempo che non aggiorno più il blog, dati gli imprevisti imprevisti (usato prima come aggettivo e poi come sostantivo) occorsimi. Ma a grande richiesta (ok, solo di Vicky) torno in grande stile per proporvi l'ennesima bestialata.

Dovete sapere che a causa del traffico immondo che io ed il mio autista (mio fratello) incontriamo ogni giorno nel lungo viaggio verso l'ufficio, spesso ci sediamo nella nostra postazione di combattimento (sedia dell'ufficio) con un "leggero" ritardo: fortuna che gli orari qui sono parecchio flessibili (almeno quello visto che la paga fa schifo e la gente ancora di più).
E quando le lancette girano inesorabilmente attorno al perno dell'orologio, segnando senza pietà le ore 9, l'unica nostra consolazione è accendere la radio, sintonizzarla su FM 107 (Radio Deejay: one nation, one station!) ed aspettare pazienti l'inizio del programma Il Volo del mattino, diretto come tutti sapete da Fabio Volo.
Questo programma ha una piccola tradizione, ovvero cambiare ciclicamente la sigla di apertura, pescando nel repertorio storico della musica: indimenticabile è stato il periodo di O' surdato 'nnamurat (ringrazio la guaritrice per lo spelling del titolo :P ), che cantavamo a squarciagola sportellando la macchina della pensionata novantenne che va a fare la spesa alle 9 di mattina ed il furgoncino diabolico del corriere espresso in ritardo per la consegna.

In questi giorni invece il programma si apre sulle note di una canzone famosissima che ha avuto un successo strepitoso negli anni Settanta: ebbene sì, sto parlando di Se mi lasci non vale di Julio Iglesias. E, signore e signori, questa canzone è una vera bestialata, per stessa ammissione del cantante, che in un'intervista rilasciata a Verissimo ha affermato "non avrei mai immaginato il successo di Se mi lasci non vale, allora non la consideravo molto. Anzi proprio non mi piaceva. Pensate che errore di valutazione avevo fatto: ma il successo è sempre una cosa strana, incomprensibile".

Perché dichiaro una simile affermazione ed affermo una simile dichiarazione?
Beh, semplice, perché sono una donna.

Cosa? Non capite perché questo possa portarmi a dire una simile frase?
Perché nelle mie vene scorre anche il sangue caliente del Sud...con tutto ciò che ne deriva. :P

E se non avete ben presente il testo (tratto dal sito Lyricsmania), eccovelo qui, in tutto il suo ilare contenuto:

La valigia sul letto
è quella di un lungo viaggio
e tu senza dirmi niente hai trovato il coraggio
con l’orgoglio ferito di chi poi si ribella
ma quando t’arrabbi sei ancora più bella
E così, su due piedi, io sarei liquidato
ma vittima sai d’un bilancio sbagliato
se un uomo tradisce, tradisce a metà
per cinque minuti e non eri più qua

Se mi lasci non vale (se mi lasci non vale)
se mi lasci non vale (se mi lasci non vale)
Non ti sembra un po’ caro
il prezzo che adesso io sto per pagare
(Se mi lasci non vale) se mi lasci non vale
(se mi lasci non vale) se mi lasci non vale
dentro quella valigia tutto il nostro passato
non ci può stare

Metti a posto ogni cosa e parliamone un po’
io di errori ne ho fatti, di colpe ne ho
ma quello che conta tra il dire e il fare
è saper andar via ma saper ritornare

Se mi lasci non vale (se mi lasci non vale)
se mi lasci non vale (se mi lasci non vale)
Non ti sembra un po’ caro
il prezzo che adesso io sto per pagare
(Se mi lasci non vale) se mi lasci non vale
(se mi lasci non vale) se mi lasci non vale
dentro quella valigia tutto il nostro passato
non ci può stare
(Se mi lasci non vale) se mi lasci non vale
(se mi lasci non vale) se mi lasci non vale
dentro quella valigia tutto il nostro passato
non ci può stare
(Se mi lasci non vale) se mi lasci non vale
(se mi lasci non vale) se mi lasci non vale
dentro quella valigia tutto il nostro passato
non ci può stare


Sintesi: io ti ho cornificato, ma suvvia non ti arrabbiare che dopo tutto quello che abbiamo passato insieme non puoi buttare via la nostra storia. E fin qui ci può stare, ma se cornifichi almeno non fare il figo! Del tipo "ma quando t’arrabbi sei ancora più bella" (questo vuol dire che continuerai a renderla cerva a primavera perché se si arrabbia è più bella?), "se un uomo tradisce, tradisce a metà" (sì, con la metà inferiore) e la perla "tradisce per cinque minuti e non eri più qua" (da indagini effettuate chiedendo a chi ne sa più di me: non bisognerebbe vantarsi dei cinque minuti, anzi si dovrebbe nascondere).

Insomma, questa è la canzone del fedifrago latin lover cornificatore presuntuoso e supponente.
Lo so, a moltissimi piace, ma lasciatemelo dire: hai ragione, se ti lascia non vale, perché dovrebbe riempirti di mazzate a sangue con una mazza chiodata per poi gettarti nell'acqua e sale e finirti con un bel bagno nel succo di limone!

Per la cronaca: oggi sono più tranquilla del solito! Sarà il clima sereno ma non caldissimo? ^__^V

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