24 luglio 2006

La Compiuta Donzella del 2000

O mirabili tessitori di pensierose ragnatele!

Parto con piè veloce a spiegarvi il perché del mio pseudonimo, ovvero la "Compiuta Donzella del 2000". Ormai molti anni fa, quando ancora potevo permettermi il lusso di sonnecchiare ad occhi aperti durante le ore di Italiano al liceo, una certa signora seduta ad una cattedra si era dilungata per ben 2 minuti nel parlare di una certa anonima ed inutile "Compiuta Donzella": costei, liquidata in due righe su un libro di testo, è la prima poetessa a scrivere versi in volgare italiano. Ovviamente scriveva utilizzando quello stesso pseudonimo: era una donna fiorentina del XIII secolo dopo Cristo della quale non abbiamo riscontri storici. Probabilmente era di buona famiglia, visto il suo livello di istruzione, in un tempo dove l'analfabetismo imperava soprattutto tra le donne, totalmente disprezzate nel campo intellettuale. Anche se non siamo totalmente certi della sua esistenza, possiamo ritrovare comunque dei riferimenti alla sua persona per esempio in una lettera di Guittone D'Arezzo.

Ma perché scrivere sotto uno pseudonimo? A parer mio questa sua decisione è legata a diversi fattori non di poco conto: probabilmente non voleva esporsi alla critica feroce dei "depositari del sapere" della sua epoca (essenzialmente uomini) e soprattutto voleva rimanere nell'anonimato per esprimere liberamente i suoi più profondi sentimenti.

Infatti, di lei ci sono pervenuti 3 sonetti, che per composizione non hanno nulla da invidiare al ben più rinomato Petrarca. Fra questi il più famoso è A la stagion che 'l mondo foglia e fiora che qui vi riporto:

A la stagion che 'l mondo foglia e fiora
acresce gioia a tut[t]i fin' amanti:
vanno insieme a li giardini alora
che gli auscelletti fanno dolzi canti;

la franca gente tutta s'inamora,
e di servir ciascun trag[g]es' inanti,
ed ogni damigella in gioia dimora;
e me, n'abondan mar[r]imenti e pianti.

Ca lo mio padre m'ha messa 'n er[r]ore,
e tenemi sovente in forte doglia:
donar mi vole a mia forza segnore,

ed io di ciò non ho disio né voglia,
e 'n gran tormento vivo a tutte l'ore;
però non mi ralegra fior né foglia.

Secondo l'interpretazione comune del sonetto, la Compiuta Donzella era una fanciulla innamorata ma destinata all'infelicità a causa di un matrimonio combinato dal padre. Se avesse firmato questi versi con il suo vero nome, probabilmente sarebbe stata come minimo punita per la sua impudenza nei confronti del genitore.

Ecco quindi la mia prima bestialità: appropiarmi dello pseudonimo della madre della poesia italiana. Spero solo che da lassù non mi fulmini ad ogni post scritto!

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2 commenti :

Anonimo ha detto...

oddio...cuggy...hai veramente fatto il blog...uh mamma...tra il caldo e qsta notizia sconvolgente nn so x quale sto +male...ora...devo scrivere anke qlcsa ke abbia a ke fare col tuo post...qndi...cm ti è venuto in mente quel cavolo di nome???l'hai preso da1xsn seria...e tu nn sei seria...qlla donna sta già progettando1tremenda vendetta...o almeno...ha tutto il diritto di farlo...se nn lo fa è1santa...-.-...ora ti saluto...ke cuGGina ke ho...dovrei vergognarmi...ma nn lo farò...anzi me ne vanterò^^ahuahuahu!!!CiaO cuggyyy!!!ci vediamo...anke xkè mi maca burnout3...ihihih...

Anonimo ha detto...

ma tu vedi se la gente non sa apprezzare i lavori di follia....

tsk... ci si capisce solo fra folli