21 febbraio 2011

Un Benigno inno italiano

Buongiorno a tutti gli italiani, a tutte le italiane e non solo!

Alcuni di voi avranno visto giovedì notte su Rai Uno, più precisamente durante il festival di Sanremo, l'esibizione di Roberto Benigni, famoso attore e regista italiano (a differenza di alcuni giornali, mi piace presentare le persone con quello che fanno e con i premi che hanno vinto).
La sua performance è stata incastonata nella puntata speciale per i 150 anni dell'unità di Italia. In primis non troppo velatamente ironico, con ovvi riferimenti all'attualità politica, il monologo di Benigni ha trovato la sua massima esaltazione con la quasi timida intonazione dell'Inno della nostra patria, dopo l'esegesi (per chi non lo sapesse è una spiegazione, un'interpretazione critica) dello stesso.

Grandi applausi e commozione, lo stesso Morandi si è presentato con la lacrimuccia, ma perché? Eppure Benigni ha solo raccontato la storia della nascita della nostra nazione. Quella stessa storia che ogni studente può ritrovare sui suoi libri di scuola (se non se li è già fumati). Deve essere un attore, per quanto bravo ed acculturato che sia, a spiegare la NOSTRA storia? A ricordarci che dalla caduta dell'impero romano in poi siamo stati massacrati, sfruttati e schiavizzati da popoli stranieri?

A quanto pare sì. E tutto perché non abbiamo cultura, non abbiamo senso di appartenenza allo Stato, non siamo patriottici.
E questo si vede in tante cose: nella spazzatura buttata in mezzo alla strada, nei chewingum che si attaccano alle scarpe, nell'evasione fiscale, nei magheggi "all'italiana", nell'abusivismo e nel furto di denaro pubblico, ecc. Insomma, la lista potrebbe essere quasi infinita.

E quello che fa più impressione è vedere i nostri giovani, quelli che in teoria dovrebbero conquistare il futuro, completamente ignoranti sul nostro passato. Ma se non si sa da dove veniamo, come possiamo guardare al futuro? Se non abbiamo radici, come possiamo resistere alle tempeste? Non siamo mai stati uniti, ci siamo sempre sentiti divisi. Sì, è vero, siamo italiani, ma prima di tutto ci sentiamo romani, milanesi, napoletani, torinesi, bolognesi, palermitani, reggini, veneziani, ecc.

Questa è l'Italia.

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