21 febbraio 2013

Sanremo 2013: pensieri e parole

Un buongiorno a tutti/e gli amici/che del Bestiario!

Mentre la neve scende morbida su questa grigia (che poi tanto grigia non è) città delle Fredde Terre del Nord, la vostra Compiuta Donzella del 2000 (che poi sarei io) ha deciso di esprimersi sulla più importante manifestazione canora italiana conclusasi nello scorso weekend.

Ovviamente sto parlando del Festival di Sanremo 2013, che ha visto come vincitore il buon Marco Mengoni, seguito dall'ironia di Elio e le Storie Tese e dallo struggimento dei Modà.
Devo confessarvi che ho visto quasi tutte le serate della competizione e che, rispetto alla scorsa edizione, le canzoni in gara non mi ispiravano un granché.
Come potete ben immaginare, l'unica che mi ha effettivamente impressionata è la famigerata Canzone mononota di Elio e le Storie Tese: basta guardare la grafica di questo blog per capire il perché. E' anche vero però che da un punto di vista musicale il pezzo è davvero un capolavoro ed una non troppo velata critica agli eccessivi virtuosismi ed alle composizioni con quattro note in croce.

Mengoni ci sta: ha una voce particolare (anche se a volte mi ricorda il personaggio Zed dei film Scuola di polizia), la canzone è orecchiabile, l'ascolto lascia un'impronta abbastanza durevole. Il sottolineare il fatto che Mengoni provenga da un talent show (se non erro X-Factor) è, a mio parere, indice di scarso rispetto per la musica: sono la canzone e l'interpretazione del cantante a dover essere "giudicate", non un trascorso che nemmeno rientra nella categoria dei delitti. Ed anche l'argomentazione sul fatto che costoro abbiamo un notevole vantaggio al televoto non regge in piedi: se vuoi ascoltare l'opinione dei telespettatori, che alla fine sono i veri fruitori dei pezzi in gara, allora non puoi puntare il dito contro le loro scelte, indipendentemente dalle ragioni che le dettano. Anche perché il prezzo di un voto così espresso (1,01 euro) non è poco. In sostanza: non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.

Per i Modà il discorso fatto da alcuni critici è abbastanza corretto: la canzone in gara assomigliava a grandi linee a quella vincitrice dello scorso anno, cantata da Emma. Va anche detto però che l'autore è il medesimo (proprio il cantante dei Modà) e che anche qui vale la regola del giudizio sul pezzo, che sicuramente non era identico al precedente. Poi si parla anche di un complotto della giuria di qualità e di un tam tam sul web atto ad avvantaggiare Mengoni proprio per penalizzare i Modà: mi vien da consigliare di pensare alle cose importanti e non a queste corbellerie. Come ogni anno sarà  il mercato a decretare il reale vincitore di Sanremo.

In ultimo, non ricordo se vi ho rivelato o meno il mio trascorso Sanremese: lo scorso anno ho infatti partecipato alla kermesse in qualità di giurata della giuria popolare (quella della seconda serata che ha dato punti doppi). Devo confessare che l'esperienza in sé è stata affascinante ma alquanto stressante: non un attimo di tranquillità, scortati dalla polizia durante il tragitto finale verso il teatro, chiusi in una sala (forse per musica jazz, visti gli strumenti presenti) ad un non precisato livello sotterraneo, rifocillati con alimentari non di qualità eccelsa, orari di riposo improponibili per degli esseri umani. Ma comunque non è stato del tutto spiacevole: personalmente ho percepito la tensione e l'ansia tra gli addetti ai lavori, l'eccitazione gioiosa dei ballerini, la simpatia di alcuni cantanti. Ricordo infatti l'empatia tra il pubblico e personaggi come Emma e Noemi, che si sono attardate prima di scomparire dietro le quinte per salutare tutti, oppure Carone, che sprizzava timidezza da tutti i pori. Mi preme anche sottolineare il fatto che l'acustica nel teatro è totalmente differente da quella televisiva: alcune imprecisioni sono impercettibili dal vivo mentre vengono esaltate nella trasmissione.

Ma tutto scorre ed i ricordi si affievoliscono: l'anno prossimo probabilmente non mi ricorderò più niente! 

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